Dopo il 2013, Il Capitale del XXI Secolo è l’opera che forse più di tutte ha catalizzato l’attenzione degli addetti ai lavori. Un volume denso e sistematico, che si candida a diventare il punto di riferimento principale per la stesura dei programmi economici e politici per delle sinistre occidentali negli anni a venire. La raccolta di dati voluminosa sul periodo che va dalla Rivoluzione Industriale ai giorni nostri è uno strumento prezioso per indagare le dinamiche che negli ultimi due secoli e mezzo hanno guidato l’accumulo e la distribuzione del capitale, la crescita economica e l’evoluzione a lungo termine delle disuguaglianze e della concentrazione della ricchezza. Piketty è favorevole a un intervento dello Stato redistributore in economia attraverso un’imposizione progressiva con un’alta aliquota marginale massima, ma a differenza della sinistra tradizionale è molto severo nei confronti del debito pubblico: aspetto questo assai poco reclamizzato dai media, segno che Piketty è molto più citato che letto. Il libro ha avuto inoltre il merito di dare via al dibattito con gli autori di orientamento liberale, le cui risposte non si sono fatte attendere. E se chi è progressista non può non averlo nella propria biblioteca, anche chi è di orientamento liberale non potrà non apprezzare l’approccio pragmatico ai problemi che vengono trattati.
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