Capitalismo, socialismo e democrazia, il libro più noto dell’economista austriaco Schumpeter, uscì uscì nel 1942 quando il liberalismo sembrava essere spazzato via dalla storia e tutto faceva presagire la vittoria futura del collettivismo di Stato. Si spiega così il tono pessimista dell’autore, il quale non simpatizzava per il socialismo ma riteneva che il suo avvento fosse inevitabile. L’opera è ricchissima di riflessioni originali, alcune delle quali sono divenute celebri. Schumpeter si confronta con la dottrina di Marx, mettendone in luce i numerosi difetti ma anche i sui pregi; ricorda i risultati eccezionali realizzati dal capitalismo sul piano produttivo; presenta la sua famosa descrizione del processo di “distruzione creatrice” operato senza posa dall’economia di mercato; spiega le ragioni culturali dell’inevitabile declino del capitalismo; analizza il sistema socialista che lo sostituirà e presenta infine una nuova dottrina della democrazia, più realistica di quella classica.
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