In questo saggio, scritto di getto dopo la liberazione dai lager nazisti alla fine della guerra, lo psicologo ebreo viennese Viktor E. Frankl racconta la propria terribile esperienza nei campi di concentramento di Auschwitz e in altri campi minori. Grazie alla profonda analisi psicologica delle condizioni dei detenuti, Uno psicologo nei lager è diventato non solo un best-seller tradotto in 33 lingue, ma anche un testo di notevole importanza scientifica, lettura obbligatoria in diversi college americani. Frankl è convinto che il male dell’uomo del XX secolo non consiste nella frustrazione della sua volontà di piacere, come sosteneva Freud, o di potere, come sosteneva Adler, ma nell’incapacità di dare un senso alla propria vita. Fu infatti nei lager che Frankl scoprì l’importanza di una missione, di un ideale, di una ragione per vivere. Solo i prigionieri che avevano davanti a sé un compito che li aspettava per essere portato a termine traevano la forza per superare quelle tremende situazioni. Incitato da questi esempi, Frankl riuscì a a trovare un significato anche in quel genere di vita, e si impegnò a comunicare suoi compagni di sventura l’importanza di difendere sempre la propria dignità umana e morale anche nelle sofferenze.