Il sociologo Luca Ricolfi descrive e analizza il politicamente corretto, un fenomeno nato decenni fa, ma che negli ultimi anni ha subito un processo di espansione e di generazione, diventando, nell’etichetta coniata dall’autore, il “follemente corretto”. All’inizio la correttezza politica aveva lo scopo di tutelare e rispettare, anche nel linguaggio, i soggetti sociali più deboli. La sua metamorfosi in follemente corretto, resa possibile dall’espansione delle reti di comunicazione e dei social, ha finito però per ottenere l’effetto contrario, perché questo nuovo credo della Sinistra, con la sua profonda carica d’intolleranza, non solo limita gravemente la nostra libertà di espressione, ma genera profonde fratture sociali che favoriscono l’ascesa di una nuova élite autoreferenziale lontanissima dal vivo sentire dei ceti popolari, che parla questa neolingua come segno di riconoscimento e di distinzione. È anche questo un segno del fatto che la Sinistra, come Ricolfi ha denunciato in un libro precedente, ha abbandonato la gente comune, i lavoratori e le vecchie battaglie in favore dei diritti civili.