FRIEDRICH A. VON HAYEK – L’abuso della ragione (1952)

L’abuso della ragione costituisce un classico della metodologia delle scienze sociali, nel quale il premio Nobel per l’economia Friedrich A. von Hayek espone i danni e le conseguenze esiziali recati dallo scientismo, ovvero da quella deriva intellettuale volta a estendere e ad applicare in maniera acritica principi e metodiche delle scienze naturali alle scienze sociali. Il bersaglio di Hayek non è la né la scienza, né il metodo scientifico, bensì un cattivo uso della stessa, nella sua accezione di indebita applicazione di un abito mentale ad ambiti d’indagine che non le sono propri. Lo scientismo combattuto da Hayek è il razionalismo costruttivistico che, nella storia, si è incarnato in diverse versioni, come il collettivismo e lo storicismo. Tutte queste manifestazioni condividono un assunto di fondo: non riconoscono l’idea che gli eventi sociali non sono sempre la risultanza di progetti intenzionali. Esiste, di fatto, un ordine spontaneo che produce esiti non voluti e che genera regolarità in grado di emergere spontaneamente e al di fuori di ogni deliberazione programmatica. Questo ordine sociale spontaneo sfugge ai radar dei soggetti imbevuti della presunzione di dare una “direzione cosciente” alla società. È su questo riconoscimento che Hayek intende fondare l’autonomia delle scienze sociali, per abbattere le pretese di tutti gli scientisti e i costruttivisti.

‘Gli scientisti presumono di poter padroneggiare il presente e il futuro per mezzo di piani razionali’

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