Vittorio Emanuele Parsi, uno dei più noti esperti italiani di geopolitica e relazioni internazionali, afferma nel libro Il posto della guerra e il costo della libertà che la guerra in Ucraina ci mette di fronte a una scelta decisiva: da una parte ci sono i valori liberaldemocratici su cui si basa l’ordine internazionale, dall’altra la volontà delle nuove potenze autoritarie, come la Russia e la Cina, di sfidare e calpestare quest’ordine. L’invasione russa dell’Ucraina, infatti, non è solo una dichiarazione di ostilità mortale nei confronti di quel paese, ma è anche un’esplicita aggressione all’Occidente democratico e ai principi e alle regole su cui si fonda. Il pacifismo assoluto rappresenta, secondo Parsi, una resa in partenza, perché lascerebbe il campo libero ai nemici della società aperta. Dobbiamo invece prendere atto, a parere dell’autore, di essere usciti dall’“era della convergenza” tra democrazie e dittature, e di essere entrati nell’“era della divergenza”. Questo mutamento dei rapporti geopolitici ci impone di ripensare la guerra e il suo posto nella cultura politica europea contemporanea. E se c’è una cosa che la fiera resistenza del popolo ucraino ci ha insegnato, conclude Parsi, è che non mai cedere nella difesa della propria libertà.