Complice la crisi economico-finanziaria del 2008 e, più in generale, la progressiva impopolarità della globalizzazione, in questi ultimi anni abbiamo assistito ad un declino delle idee liberali. Già poco applicate nel nostro Paese, anche nel resto del mondo gli autori liberali sono stati messi all’indice e le ricette da loro esposte sono state trattate alla stregua di maledizioni. L’Istituto Bruno Leoni, al contrario, ha avuto la meritevole idea di ripescare dal passato un grande classico del pensiero liberale, Capitalismo e libertà di Milton Friedman, Premio Nobel per l’Economia nel 1976, pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel lontano 1962. In questo libro, che alla sua uscita fece scalpore per la radicalità delle proposte, Friedman analizza con dovizia di esempi tutti gli ambiti nei quali lo Stato interviene nella società e nell’economia, proponendo di volta in volta delle strategie alternative al fine di preservare il bene più prezioso: la libertà di agire degli individui. Un libro da leggere e, soprattutto, da riscoprire: per comprendere quanto lontano sia, ormai, il mondo contemporaneo dagli ideali liberali.