Sono trascorsi molti decenni dal 1968, eppure, quando se ne parla, gli animi tornano a infiammarsi e le valutazioni divergono: furono anni formidabili o esecrabili? Nel libro Dieci anni di illusioni. Storia del Sessantotto il giornalista e scrittore Michele Brambilla narra la cronaca italiana degli “anni di piombo” dal 1968 al 1977: il nostro Paese, infatti, fu l’unico in cui la contestazione giovanile si prolungò di dieci anni, con la tragica appendice del terrorismo. Nello stesso tempo l’autore non rinuncia alle sue interpretazioni di quella grande sollevazione generazionale, durante la quale la rivoluzione comunista sembrava dietro l’angolo. Quello che è certo, ad ogni modo, è che un’intera generazione, anche a causa della secolarizzazione e della perdita della fede cristiana, si intossicò con le ideologie politiche più estremiste, diventando fanatica al punto da considerare normale la violenza e l’omicidio contro i veri o presunti avversari politici. Ma probabilmente, conclude l’autore, nella grande confusione ideologica di quegli anni i giovani cercavano soprattutto di colmare la noia e un profondo vuoto esistenziale.