Nell’ultimo decennio si è gradualmente fatto largo nelle aule accademiche un quesito alquanto problematico: è venuto il momento di ripensare il suffragio universale, e di esplorare nuove forme di partecipazione politica, al fine di rendere più efficiente la democrazia? La domanda, tuttora, continua a far venire il mal di testa a politologi e sociologi. Jason Brennan non si tira indietro e affronta di petto questo enigma, non avendo timore di dissacrare alcuni concetti comunemente dati per acquisiti, come ad esempio la convinzione che la partecipazione politica renda i cittadini più virtuosi e informati. Questo libro – che può risultare ostico per chi non è abituato ai complicati dibattiti della filosofia politica – sostiene la tesi contraria, ovvero che la democrazia può giovarsi non solo di una minore partecipazione politica, ma può trarre benefici da un sistema epistocratico, in cui competenza e conoscenze politiche di base hanno un peso nell’espressione del voto. Senza dubbio tesi ardite, ma che contribuiscono a rendere fertile il dibattito scientifico.