L’oggetto d’indagine della lucida disamina del noto giornalista Piero Ostellino, che a tratti assume i tratti di un’accorata e concitata requisitoria, è lo “Stato canaglia” italiano, frutto di una cultura collettivista e di tradizioni fortemente illiberali che hanno fatto breccia, nel corso di quasi due secoli, nell’animo degli italiani. Gli effetti li vediamo all’opera tutti i giorni: dirigismo asfissiante, burocratizzazione inarrestabile, tassazione alle stelle, stagnazione economica, assistenzialismo, paternalismo di Stato, irresponsabilità, limitazione o annientamento della facoltà di scelta. Il quadro di questo inarrestabile declino economico è veramente sconfortante, se non fosse che la causa che lo ha determinato nel corso dei decenni e che lo rinfocola nel continuo è ben chiara ed è imputabile alla fiera e ostentata avversione alla libertà individuale e ai valori incarnati dal liberalismo che da sempre regna nel Paese. La soluzione? Recuperare e comprendere le idee liberali e le prassi associate all’autonomia e alla responsabilità individuale, oggi soffocate da collettivismo e corporativismo. La sfida pare impossibile, ma il disastro che incombe qualora ci si attardi nell’agire è una certezza.