Emilio Gentile, storico di fama internazionale, tratteggia in maniera magistrale la temperie della cultura europea che portò allo scoppio della prima guerra mondiale, soffermandosi in particolare sugli artisti e gli intellettuali che all’inizio avevano invocato la guerra come strumento di rigenerazione dell’uomo europeo infiacchito dalla pace e dalla mentalità borghese, e si fecero poi interpreti dell’angoscia e dell’orrore da essa scatenata. Allo scoppio della guerra nell’estate del 1914 molti di loro avevano esultato e si erano arruolati volontari, ma dopo pochi mesi il loro entusiasmo scomparve, quando si resero conto che la guerra tanto attesa non aveva i caratteri romantici che si aspettavano, ma aveva fatto discendere gli uomini a condizioni di vita bestiali e primitive. La realtà del conflitto moderno smentiva nella maniera più completa i tanti apologeti che avevano predicato il valore morale e spirituale della guerra patriottica. La Grande Guerra, conclude l’autore, fu una catastrofe dalla quale la civiltà europea non si è mai più ripresa, e che fece tramontare per sempre il suo prestigio nel mondo. Essa segnò non solo il tramonto della Belle Époque, ma anche il naufragio della civiltà moderna.