Alla fine degli anni ’80 Ernst Nolte, uno dei maggiori storici tedeschi, divise l’opinione pubblica e suscitò un acceso dibattito tra gli storici offrendo, in quest’opera imponente, una nuova e dirompente interpretazione dei sistemi totalitari del ‘900. Il nazionalsocialismo, secondo Nolte, ebbe come motivazione principale la lotta al bolscevismo, ma nello stesso tempo lo prese a modello e ne imitò i metodi fondati sul terrore e gli stermini di massa. In quest’ottica il nazionalsocialismo non sarebbe un male assoluto, ma dovrebbe essere messo sullo stesso piano del bolscevismo. Il grande errore storico e morale di Hitler fu quello di collegare l’anticomunismo, per certi versi comprensibile in quella situazione storica, con l’antisemitismo, attribuendo agli ebrei i crimini del comunismo. I gulag sovietici, conclude lo storico tedesco, furono dunque la premessa, cronologica e causale, dei lager nazionalsocialisti, perché senza l’arcipelago gulag non ci sarebbe stato Auschwitz. Questa tesi ha suscitato l’indignazione dei critici di Nolte, i quali l’hanno accusato di voler relativizzare i crimini dei tedeschi al fine di attenuare il senso di colpa della Germania per gli eventi di quarant’anni prima.