Dalla fine degli anni venti all’inizio degli anni ottanta, le esperienze politiche dei paesi del socialismo realizzato hanno esercitato un’irresistibile attrazione sugli intellettuali progressisti d’Occidente. Una folla di scrittori, filosofi, sociologi, giornalisti ha creduto di trovare, in una terra lontana, un modello di società superiore a quello in cui viveva. La Russia di Stalin, la Cina di Mao, la Cuba di Castro e Guevara, il Vietnam di Ho Chi Minh si tramutarono, in questi sogni ad occhi aperti, nei paesi dell’Utopia. Questa fervente aspettativa si tradusse in un genere turistico, il pellegrinaggio politico, e in un peculiare genere letterario, il reportage fantastico-politico. Nei resoconti di viaggio, destinati ad influenzare l’opinione pubblica occidentale, questi visitatori ribaltarono talvolta in modo grottesco la realtà, finendo per giustificare l’intolleranza, la violenza repressiva, la miseria di massa. Come è possibile che proprio gli intellettuali, la cui caratteristica più tipica dovrebbe essere il pensiero critico, si siano ingannati in maniera così eclatante? In questo approfondito studio il sociologo americano Paul Hollander si addentra nella psiche degli intellettuali, svelando la forza invincibile dell’illusione ideologica e della fede politica.
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