In quattordici densi capitoli e nell’arco di più di 600 pagine, l’opera ricostruisce tre secoli di storia finanziaria europea e americana scandagliando tematiche correlate e complesse, quali il nesso indissolubile fra tassazione e guerra; le origini del debito nazionale e l’influenza del mercato obbligazionario in politica; le connessioni tra inflazione e instabilità politica; il rapporto tra ciclo economico e scelte pubbliche; il ruolo giocato dall’economia nell’ambito dei processi elettivi. La principale conclusione che si può trarre dalla lettura del libro è che il mondo non gira attorno al denaro: «la dipendenza dal denaro (cash nexus) non è più che un anello nella lunga e ingarbugliata catena delle motivazioni umane» (p. 499). Secondo l’autore sono stati gli eventi politici, e soprattutto le guerre ed i conflitti, a forgiare le istituzioni tipiche della moderna vita economica, che si riflettono in un “quadrato del potere”, composto da una burocrazia che si occupa della riscossione delle imposte, da istituzioni parlamentari che autorizzano l’imposizione, da un sistema di debito nazionale integrato in un mercato obbligazionario e da una banca centrale che gestisce quel debito. Ma è del tutto evidente che l’evoluzione di quel quadrato ha originato un circolo vizioso autoalimentato e destinato al collasso, in ragione della sua intrinseca instabilità.