Lo storico risorgimentalista Rosario Romeo racconta in questo agile saggio, divenuto ormai un classico, lo sviluppo economico ed industriale del Regno d’Italia nei suoi primi decenni di vita. Lo storico siciliano difende le scelte della classe politica che guidò l’Italia dopo l’unità, prendendo le distanze dalle interpretazioni storiografiche marxiste basate sulla tesi di Gramsci, secondo cui la più grave manchevolezza del Risorgimento fu l’assenza di una rivoluzione agraria. Romeo ritiene invece che la conservazione delle grandi proprietà terriere, insieme alle misure protezioniste e fiscali che gravarono soprattutto sui ceti contadini, abbiano permesso l’accumulazione dei capitali necessari all’industrializzazione e alla modernizzazione del paese. L’opera di Romeo ci permette quindi di comprendere le fondamenta su cui è nata e si è sviluppata l’Italia, il senso delle decisioni politiche prese in quegli anni, con i loro pregi e i loro difetti, i problemi che fin da subito hanno caratterizzato lo Stato unitario, primo fra tutti quello del Mezzogiorno.