Pubblicato nel 1944, questo studio di Mises costituisce ancora oggi un’indagine imprescindibile per coloro che intendono cogliere le logiche sottostanti a due universi completamente agli antipodi: quello degli scambi volontari che hanno luogo nell’economia di libero mercato, e quello della “gestione burocratica”. L’economista austriaco spiega che ogni convivenza sociale ha disposizione due forme possibili di organizzazione economica: quella razionale basata sui prezzi di mercato, oppure quella autoritaria retta dai decreti emanati dai funzionari pubblici. Non esiste una terza via. Scritta ben prima che altre scuole economiche, quali ad esempio la Public Choice, cominciassero ad occuparsi dell’argomento, l’analisi Mises descrive la burocrazia come un complesso di organismi e di apparati del tutto auto-interessati ed economicamente irrazionali. La sua critica, circostanziata e devastante al pari di quella che elaborò in anni precedenti nei confronti del socialismo, rimane tuttora in attesa di una replica convincente. Sono trascorsi però più di settant’anni dalla sua stesura e le economie occidentali sono sprofondate, nel frattempo, in uno stato di burocratismo probabilmente irreversibile.