Come si manda in rovina un Paese costituisce l’affascinante “controstoria” di un cinquantennio (1944-1994), attraverso cui l’economista Sergio Ricossa, con il suo acume, la consueta brillantezza espositiva e la sua proverbiale graffiante ironia, intende riportare alla luce i motivi e le ragioni che hanno condotto al disastro italiano. Un disastro che, a distanza di più di due decenni dalla conclusione del periodo storico preso in rassegna, appare ormai evidente ai più. Un disastro politico. Un disastro economico. Un disastro morale. Ma nel cui compimento, come ben evidenzia Lorenzo Infantino nella prefazione, non si riscontra alcuna “elevatezza umana venuta a fallimento, ma solamente l’enormità del danno”. Scorrendo questo libro, il lettore potrà disporre di una chiave di lettura coerente e rigorosa per individuare tutti gli elementi che hanno condotto all’“enormità del danno”, e per rintracciare quella che per l’autore rappresenta la loro matrice comune: quello strisciante interventismo pubblico che ha gettato il seme da cui è scaturita la gigantesca ed inestirpabile mala pianta che sta annientando il Paese.