Quest’opera costituisce l’espressione più audace ed esemplare della concezione ottimistica della storia tipica dell’Illuminismo francese. Condorcet vede nella storia il progressivo trionfo della ragione sull’ignoranza, l’oscurantismo religioso e il dispotismo politico. La storia della civilizzazione che egli traccia mostra infatti una stretta connessione tra lo sviluppo delle conoscenze e il progresso morale e politico. La marcia verso il progresso è inarrestabile, perché la natura non ha posto alcun limite al perfezionamento delle facoltà umane. La Rivoluzione francese, durante la quale svolse un ruolo politico di rilievo nell’Assemblea Nazionale, rappresenta un momento fondamentale di questo processo storico. Il filosofo e matematico francese non perse la sua fiducia illimitata nella Rivoluzione nemmeno quando venne condannato a morte durante il Terrore. L’opera fu scritta in condizioni disperate durante la sua clandestinità, pochi mesi prima della morte in carcere. Pur composta nel momento in cui Condorcet assisteva al trionfo della tirannia e alla propria rovina personale, presenta intatto l’ottimismo rivoluzionario del suo autore.