Dialettica dell’illuminismo, scritta in America tra il 1942 e il 1944 e pubblicata per la prima volta nel 1947, è un’opera di filosofia di Max Horkheimer e Theodor Adorno, principali esponenti, insieme a Herbert Marcuse, della Scuola di Francoforte, corrente filosofica e sociologica di indirizzo marxista influenzata anche dal lavoro di Freud. I due pensatori scrivono durante la guerra, riflettendo allo stesso tempo sull’Europa devastata dal fascismo e sulla società americana. In entrambe vedono la prova che l’Illuminismo, la modernità, il progresso e la scienza hanno la tendenza a rovesciarsi nel loro contrario, la barbarie. La loro tesi è che l’Illuminismo, pur essendo indispensabile alla libertà, deve accogliere in sé la coscienza della propria tendenza regressiva, se vuole superarla. Si tratta di un’opera complessa, che risente in parte del tempo trascorso. Ma si tratta anche di un testo seminale, che ha lasciato molte tracce negli sviluppi successivi della riflessione filosofica e sociologica. Le critiche alla ragione, al progresso, alla scienza, al capitalismo, alla società industriale e all’Illuminismo di quest’opera sono state ripresa da pensatori di destra e di sinistra. È inoltre un testo rappresentativo del modo in cui il marxismo ha saputo concepire e riflettere sul fascismo, l’antisemitismo e la guerra.