Giuseppe Prezzolini, uno dei più prestigiosi intellettuali italiani del ‘900, spiega con la sua prosa limpida le ragioni dell’incompatibilità dell’etica cristiana con lo Stato, dato che ogni attività politica ha in sé un aspetto machiavellico che non può conciliarsi con i principi della morale. Il cristianesimo secondo Prezzolini è una dottrina puramente interiore e spirituale che non ha nulla a che fare con le questioni politiche e sociali. Per questa ragione l’agnostico e “anarchico conservatore” Prezzolini critica le tendenze progressiste del cattolicesimo che si sono affermate dopo il Concilio Vaticano II. Invece di tentare inutilmente di far concorrenza alla sinistra sul piano delle riforme sociali, la Chiesa dovrebbe restare completamente fuori dalla politica e operare per la pace interiore delle persone. Di questo ha bisogno l’umanità dolente.