Il filosofo francese Julien Benda denunciò in questo trattato scritto tra le due guerre mondiali l’abbandono, da parte della classe intellettuale, della propria funzione storica di custode dei valori eterni dello spirito, della ragione, della verità, della giustizia. A partire dagli ultimi decenni del XIX secolo i “chierici” hanno cominciato a schierarsi nelle lotte politiche, propagandando dottrine pericolose come il nazionalismo, il razzismo, la lotta di classe o le filosofie di Nietzsche e Sorel. Il titolo del libro è divenuto emblematico per indicare l’atteggiamento fazioso degli intellettuali che rinunciano alla loro funzione più elevata di guide super partes. Ancora oggi, infatti, il testo di Benda rappresenta un riferimento imprescindibile nelle discussioni sul ruolo degli intellettuali nella società, sulla crisi della civiltà occidentale e sulla decadenza della cultura. Ma soprattutto illumina uno dei grandi misteri del ‘900: l’irresistibile fascino che le peggiori tirannie politiche hanno esercitato sulle persone più colte e intelligenti.
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