Francesco Bacone viene generalmente considerato il filosofo della tecnica, perché mise in rilievo l’aspetto pratico della scienza, cioè il legame tra scienza e tecnica. Fu tra i primi a comprendere che la scienza non doveva essere speculazione fine a se stessa, come la concepivano gli antichi, ma doveva essere messa al servizio della società, cioè finalizzata al dominio dell’uomo sulla natura. Questo suo ideale, riassumibile nella frase “sapere è potere”, viene rappresentato in maniera immaginifica nel racconto utopico incompiuto La Nuova Atlantide, nel quale si narra l’approdo di alcuni naufraghi su un’isola sconosciuta, abitata da una civiltà tollerante, cristiana e notevolmente avanzata sul piano scientifico. Quest’opera di Bacone presenta molti aspetti tipici della letteratura utopica, come la descrizione di una società ideale isolata dal resto del mondo e un messaggio filosofico sottostante. Nello stesso tempo se ne distacca perché si tratta di un’utopia tecnologica più che politica. Egli immagina infatti un “paradiso tecnologico” concepito come un grande laboratorio guidato da scienziati ed inventori, nel quale il benessere dei cittadini deriva dalle invenzioni tecnologiche. La Nuova Atlantide è esprime dunque il nuovo spirito europeo orientato alla scienza, che si afferma pienamente nel mondo moderno.