Contro l’egalitarismo raccoglie tre saggi, pubblicati originariamente tra il 1970 e il 1973, nei quali il filosofo ed economista libertario Murray N. Rothbard sviluppa una critica formidabile al dogma ugualitario diffuso dalla sinistra socialista. Vi è infatti la convinzione diffusa che il perseguimento dell’eguaglianza dei redditi e delle condizioni degli individui rappresenti un nobile ideale etico. Anche i critici dell’egualitarismo si limitano a fare qualche obiezione sulla sua realizzabilità pratica, ma quasi mai lo contestano come principio. L’approccio di Rothbard è invece molto più radicale: per lui solo l’uguaglianza nella libertà è un valore positivo, mentre in tutti gli altri casi il perseguimento dell’uguaglianza è un obiettivo contrario alla natura umana. I socialisti vorrebbero ridurre l’umanità a un formicaio in cui ogni individuo è uguale ad un altro e intercambiabile. Le persone, però, sono tutte differenti tra loro, e proprio in questa diversità sta la grandezza dell’umanità. Ogni individuo, spiega Rothbard, deve essere libero per realizzare appieno le proprie differenti potenzialità. Se fossimo tutti uguali come le formiche, la libertà individuale non avrebbe alcuna importanza. L’egalitarismo, quindi, è un ideale non solo irrealizzabile ma anche disumano, perché ogni tentativo di metterlo in pratica porta a conseguenze disastrose per gli individui e le società.