Anders Chydenius viene considerato “l’Adam Smith svedese” perché con il suo saggio La ricchezza della nazione, pubblicato a Stoccolma nel 1765, anticipò di undici anni tutti i principali argomenti trattati dal celebre economista scozzese nella sua opera dal titolo analogo, La ricchezza delle nazioni del 1776. Chydenius, che era finlandese ma visse in una regione che allora faceva parte del Regno di Svezia, si chiede: qual è per una nazione il modo migliore per produrre la massima quantità di ricchezza? A questo risultato, risponde, si arriva quando una nazione non si occupa di tutte le differenti industrie, ma si specializza in quelle che rendono maggiormente, in quelle cioè in cui il minimo numero di persone produce il massimo valore di merci. Nella Svezia del ‘700, tuttavia, erano in vigore molte norme restrittive sul commercio ispirate al mercantilismo. Anders critica i premi di importazione e di esportazione, le proibizioni, i dazi, i vincoli al commercio, i divieti di emigrazione, le leggi di navigazione e tutti i privilegi corporativi in quanto impedimenti che bloccano lo spontaneo flusso del lavoro e del capitale verso gli impieghi più produttivi. E aggiunge che è assurdo presumere che un governante possegga le conoscenze sufficienti per prevedere, programmare e quindi intervenire utilmente sul mercato, il quale invece è la risultante delle preferenze e delle scelte di un numero grandissimo di individui.