A partire dal 1917 la promessa della Rivoluzione d’Ottobre ha attraversato il secolo a bandiere spiegate, malgrado tutte le tragedie che da allora hanno funestato la storia del comunismo. Nel libro Il passato di un’illusione. L’idea comunista nel XX secolo il grande storico francese François Furet riflette sulle ragioni del fascino irresistibile esercitato sugli uomini del XX secolo dall’ideologia comunista, anche in Occidente e particolarmente in Italia e in Francia. Questa idea si innesta sul tronco della tradizione rivoluzionaria occidentale sviluppandola ulteriormente, perché i bolscevichi fanno propria l’eredità giacobina, assumendo il compito di rigenerare l’umanità. Ma il mito sovietico non sarebbe durato tutto un secolo, e non sarebbe stato accolto con una fede così cieca da tanti intellettuali, se le circostanze non avessero fornito conferma e alimento alle sue menzogne. Sorto come conseguenza dalla catastrofe in cui la Prima guerra mondiale aveva gettato l’Europa, il mito sovietico ha tratto vantaggio dalla grande Depressione, è prosperato con l’antifascismo, ha toccato il punto più alto alla fine del Secondo conflitto mondiale, con la vittoria sul nazismo. Solo alla fine degli anni Ottanta, con il crollo del Muro di Berlino e il collasso dell’impero sovietico, il comunismo ha dovuto affrontare la realtà del suo totale e completo fallimento. Di questa idea, infatti, non resta più nulla. Il comunismo, conclude Furet, non lascia nessuna eredità.