FRANÇOIS FURET – Il passato di un’illusione (1995)

A partire dal 1917 l’idea del comunismo ha vissuto della tensione tra la sua universalità astratta e la sua incarnazione nella storia. Per quanto sfortunato e tragico sia stato il corso della rivoluzione bolscevica, la promessa dell’Ottobre russo ha traversato il secolo a bandiere spiegate. Da Lenin a Gorbačev, la storia non ha mai spento la fiamma dell’utopia: anzi, l’ha ravvivata. Al centro di Il passato di un’illusione è appunto la fascinazione ideologica esercitata sull’uomo del XX secolo dall’idea comunista, la cui influenza si è fatta sentire ben oltre i regimi di tipo sovietico e, anzi, ha avuto vita più lunga in Occidente in Italia e in Francia, soprattutto che nell’Est europeo. La diffusione e la sua durata hanno un segreto: l’idea si innesta sul tronco della tradizione rivoluzionaria occidentale sviluppandola ulteriormente; non appena ottenuta la vittoria, il bolscevico ha fatto propria l’eredità giacobina, assumendone il compito di rigenerare l’umanità grazie agli effetti sommati dell’azione e della scienza. Ma il mito sovietico non sarebbe durato tutto un secolo, e non sarebbe stato accolto con una fede così cieca da tanti intellettuali, se le circostanze non avessero fornito conferma e alimento alle sue menzogne. Nato dalla Prima guerra mondiale, ha dato un volto al nichilismo dell’epoca, ha tratto profitto dalle ingiustizie del trattato di Versailles, si è arricchito grazie allo spettacolo offerto dalla grande Depressione, è prosperato con l’antifascismo, ha toccato il punto più alto alla fine del Secondo conflitto mondiale, con la vittoria sul nazismo. Persino la destalinizzazione, che segnava il declino di quel mito, ha contribuito a guadagnare il consenso di coloro che in tutto il mondo avevano condannato il passato regime per i suoi crimini. Oggi, la fine dell’impero sovietico segna anche la sconfitta dell’idea comunista: resta quella speranza in una società alternativa, dove tutti siano liberi e uguali, che è antica almeno quanto la democrazia e che forse sopravviverà anche alla fine dell’illusione comunista. Questo libro di François Furet rappresenta una sintesi storica, al tempo stesso affascinante e autorevole, del Novecento, dei suoi entusiasmi, dei suoi miti e delle sue tragedie.

“Una serie di circostanze favorevoli ha permesso di alimentare per quasi un secolo l’illusione comunista”

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