Con verve narrativa e affascinante erudizione, lo storico Emilio Gentile ricostruisce il ventennio in cui la supremazia dell’Europa nel mondo raggiunse l’apogeo, dal 1898 al 1918. Ci fu un tempo, infatti, in cui la superiorità dell’Europa si estendeva su tutto il pianeta, in ogni campo del sapere e dell’agire. Accadeva poco più di cento anni fa, all’apice di un’ascesa iniziata quattro secoli prima con la scoperta del Nuovo Mondo. Ma fu la Rivoluzione industriale che diede agli europei gli strumenti per surclassare tutte le altre civiltà e soggiogarle con la sua invincibile potenza. Alla fine dell’Ottocento, il “secolo meraviglioso” che con le sue continue invenzioni aveva cambiato per sempre le condizioni di vita dell’umanità, sembrava che la pace e il progresso dovessero durare per sempre. Il troppo successo, purtroppo, può far impazzire gli uomini. Negli europei cominciarono a diffondersi terribili filosofie che esaltavano l’imperialismo, il razzismo, la guerra e lo Stato onnipotente. Lo scoppio della Grande Guerra fu l’esito di questa hybris fuori controllo, e rappresentò un vero e proprio suicidio di civiltà. Da quell’immane catastrofe il continente europeo non si riprese più, e ancora oggi ne paghiamo le conseguenze sul piano culturale, con l’odio di sé e il desiderio di estinzione che pervade la cultura europea e occidentale.