Terrorismo e comunismo costituisce il terzo atto dell’importante polemica sorta tra Karl Kautsky, massimo teorico della dottrina marxista e leader della Seconda Internazionale, e i bolscevichi che avevano preso il potere in Russia. Schierandosi senza riserve a favore della democrazia, nel libro La dittatura del proletariato del 1918 Kautsky aveva condannato la dittatura instaurata dai bolscevichi, i quali avevano sciolto con la forza l’Assemblea costituente. Alle accuse di Kautsky risposero, con la massima durezza, i due principali esponenti bolscevichi: Lenin e Trotzky. Il primo, nel libello La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky, lo accusò di avere rinnegato le idee comuniste. Kautsky si difese dall’attacco di Lenin con il libro Terrorismo e comunismo, nel quale definì il regime sovietico una dittatura della nuova classe dei burocrati, e criticò come pura ideologia l’autoproclamazione che faceva il Partito Comunista bolscevico di essere l’avanguardia del proletariato. Egli considerava la Rivoluzione d’Ottobre non una rivoluzione proletaria, ma un colpo di Stato di un partito che non voleva sottoporsi alla verifica elettorale. Una simile dittatura di partito, in quanto dominio di una minoranza, non avrebbe mai potuto modernizzare un paese, ma solo costruire un apparato repressivo per mantenersi al potere. L’anno successivo, nel 1920, Trotzky gli risponderà con un libro virulento dallo stesso titolo: Terrorismo e comunismo.