GIUSEPPE PREZZOLINI – Manifesto dei conservatori (1972)

Pubblicato nel 1972, il Manifesto dei conservatori è una stroncatura vivace, e a tratti umoristica, della cultura progressista, scritta da un prestigioso intellettuale italiano che si definiva “anarchico conservatore”. Nemico delle ideologie alla moda e profondo conoscitore della storia e del carattere degli italiani, Prezzolini spiega il ruolo che un conservatore può svolgere in una società, come quella italiana e più in generale occidentale, che in quegli anni era sconvolta dalla contestazione e dalla crisi morale. A suo parere, il conservatore, o meglio il Vero Conservatore, rispetta le consuetudini e le istituzioni che si sono formate attraverso il tempo, e diffida profondamente delle innovazioni calate dall’alto sulla base di progetti razionalistici. Il Vero Conservatore non è però un reazionario che desidera restaurare il passato, perché accetta i cambiamenti che avvengono attraverso evoluzioni lente e graduali. Il conservatorismo, spiega Prezzolini, è pessimista, mentre la sinistra è ottimista; il primo ha la pratica per fondamento, la seconda la teoria. Il primo ricerca la stabilità, la seconda ricerca il cambiamento perpetuo. Il primo dà valore ai fatti, la seconda all’ideologia. Il primo rispetta l’esperienza, la seconda amoreggia con le ipotesi. Prima i doveri, dice il conservatore, prima i diritti, dice la sinistra. Il primo è disposto ad attendere molto tempo, la seconda vuole tutto e subito dal potere dello Stato.

“Il Vero Conservatore sa che non si possono modificare senza pericolo i fondamenti della vita sociale”

9

IMPORTANZA

9.0/10

Pros

  • Trama di Guglielmo Piombini