E se discriminare non fosse immorale? Oggi siamo portati a pensare che qualsiasi giudizio di cattivo gusto debba essere criminalizzato, ma davvero a casa mia, nel mio ristorante o nella mia auto, non posso più neanche scegliere chi fare entrare? L’economista libertario Walter Block, con il suo stile logico e provocatorio già apprezzato dai lettori di Difendere l’indifendibile, ci spiega nel libro Le ragioni della discriminazione. Una difesa radicale della libera scelta che il vero crimine è criminalizzare le discriminazioni. La sua analisi, che potrebbe scandalizzare i progressisti liberal, investe le discriminazioni più spesso dibattute e criticate, come quelle su basi razziali e sessuali. Discriminare, infatti, significa scegliere, dire sì a qualcosa e no a qualcos’altro: un’azione che compiamo centinaia di volte ogni giorno. La lotta alle discriminazioni nasconde quindi numerose contraddizioni e una grande ipocrisia di fondo, perché equivale ad abolire ciò su cui si fonda la pratica della libertà: la scelta. Ma questo, precisa Block, vale solo per il settore privato, non per il settore pubblico. Il governo non dovrebbe mai usare il proprio potere coercitivo per favorire questa o quella categoria, nemmeno con le “azioni affermative” a favore delle minoranze considerate oppresse. Il libro di Block costituisce, in definitiva, una brillante risposta all’estremismo woke che pretenderebbe di condannare legalmente solo certe forme di discriminazione privata, e non altre.