ALBERTO MINGARDI – Capitalismo (2023)

Alberto Mingardi ci fornisce una mappa interpretativa per orientarci meglio tra le nebbie di un termine, “Capitalismo”, che risulta uno dei più problematici del nostro tempo. Come scrive l’autore, «è una parola sbagliata. Pensata sbagliata, costruita sbagliata. Ma anche molto fortunata». “Capitalismo”, nei fatti, è una parola detestata dai più e che sottintende quasi sempre un giudizio negativo da parte di chi la pronuncia: in genere, il capitalismo è per sua natura sempre “selvaggio”. Secondo una certa narrazione, almeno da Marx in poi, l’idea viene invariabilmente associata a connotazioni fortemente repulsive, in quanto evoca l’immagine dello sfruttamento, del progressivo impoverimento delle masse e della vessazione dei più deboli. Ma certe narrazioni possono essere tanto vivide, almeno quanto false e inconsistenti: il capitalismo è semplicemente un processo decisionale, un sistema nel quale le decisioni vengono assunte in maniera decentrata e ogni detentore di risorse può stabilire che cosa farne. Il capitalismo, a partire dalla Rivoluzione industriale, ha esaltato l’innata attitudine umana “a trafficare, barattare e scambiare”, consentendo di migliorare in maniera radicale le nostre esistenze, di fornirci una cornucopia di beni e servizi da fare invidia allo stesso Re Sole, ma soprattutto di trasformare la povertà da condizione esistenziale del tutto comune e ordinaria in una trappola da cui fuggire.

‘Capitalismo è un termine scivoloso perché viene associato a concetti fortemente repulsivi’

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