Durante la guerra fredda, il liberalismo rappresentava il baluardo dell’Occidente. Con la caduta del Muro di Berlino, sembrava arrivata quella che Fukuyama chiamò la “fine della storia”: il liberalismo sembrava prossimo alla conquista del globo. L’illusione, però, è durata poco: la crisi delle democrazie occidentali e l’ascesa dei giganti asiatici, in primis la Cina, hanno messo in discussione i modelli liberali. In questi ultimi anni, la critica al liberalismo è stata bipartisan. Secondo la sinistra, ha creato disuguaglianze economiche e un individualismo che ha aumentato le differenze tra individui e tra i singoli stati. La destra ha invece attaccato lo stato di diritto, la libertà di parola e l’indipendenza dei giudici per la loro ingerenza nella politica e nella società, arrivando a sostenere che gli organi liberali non siano altro che uno strumento in mano ad affaristi e speculatori, destinato a indebolire lo Stato. Francis Fukuyama ha aggiornato le sue teorie con questo libro che spiega perché, nonostante difetti e criticità, il liberalismo è ancora la strada da seguire per le democrazie occidentali. Nello stesso tempo, tuttavia, l’autore sembra condividere le critiche degli avversari del liberalismo quando condanna con fermezza quelli che considera eccessi “neoliberisti”, soprattutto nel campo economico.