LUIGI DE MARCHI – Il Manifesto dei Liberisti (1995)

In questo libro pubblicato alla metà degli anni ‘90, dal titolo intenzionalmente allusivo al marxiano “Manifesto dei Comunisti”, lo psicoterapeuta Luigi De Marchi propone un’analisi del tutto nuova della politica, approdando all’individuazione del vizio strutturale che ha sempre minato le promesse della sinistra storica. La sua riflessione, come mostra la copertina del volume, indica in Franz Kafka il profeta della vera questione sociale della nostra epoca e mette Marx a testa in giù. Sviluppando una coerente “teoria liberale della lotta di classe”, De Marchi dimostra infatti che, diversamente da quanto affermano i marxisti, la vera classe sfruttatrice e parassitaria è, da sempre, quella politico-burocratica. Autoproclamandosi paladina dell’“interesse pubblico”, questa classe si appropria di quote crescenti della ricchezza prodotta dai lavoratori privati, i quali invece operano nella fatica e nell’insicurezza del libero mercato. De Marchi offre pertanto un’originale lettura “psicopolitica” della rivolta dei ceti produttivi privati contro l’oppressione fiscale e burocratica che infuriava in quegli anni, mettendo in luce la contrapposizione tra la personalità del Burocrate, insicura, conformista e formalista, e quella del Produttore, fondamentalmente autonoma, pragmatica e realistica.

"La vera lotta di classe è tra burocrati e produttori"

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