David Hume pubblicò quest’opera a Londra nel 1757, esattamente un anno dopo essere stato messo sotto accusa dalla Chiesa presbiteriana scozzese, intenzionata a scomunicarlo per le sue idee ateistiche. In quest’opera il filosofo scozzese dichiara di accettare i principi del teismo, perché la costituzione della natura mostra l’esistenza di un autore intelligente. Ritiene però che il problema dell’origine del sentimento religioso sia molto più difficile da risolvere, considerato anche che, stando alle testimonianze degli esploratori del tempo, esistono popoli atei. Secondo Hume, la forma di religione più primitiva è il politeismo, il quale nasce dall’immaginazione dell’uomo che, in uno stato di rozzezza intellettiva, divinizza le forze della natura. Solo con il progredire della civiltà si afferma il monoteismo. In ogni caso, sia il politeismo che le varie specie di deismo nascono a suo parere dall’antropomorfismo e dal bisogno dell’essere umano di spiegare le cause degli accadimenti. Fedele alla sua impostazione illuministica, Hume loda la tolleranza delle religioni pagane, contrapponendola al fanatismo e all’intolleranza dei monoteismi, pur riconoscendo una maggiore profondità e solidità dottrinale a questi ultimi.