In questo illuminante studio del 1939 scritto da un simpatizzante comunista, la cui traduzione suona “L’economia vampiro: fare impresa sotto il fascismo”, viene esaminato con estrema precisione il funzionamento della politica economica che prevaleva nella Germania nazionalsocialista prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale. Günther Reimann analizza gli effetti della pesante regolamentazione, dell’inflazione, del controllo dei prezzi e dei salari, della soffocante cappa di ingerenza burocratica, della pianificazione economica e della compressione dei diritti di proprietà privata che si registravano in quegli anni e le risultanze cui perviene, in maniera peraltro piuttosto curiosa stante la sua impostazione ideologica, sono affini a quelle esposte dai più acuti autori liberali coevi. Il dirigismo economico asfissiante e il controllo ossessivo e paranoico di ogni aspetto della vita sociale conducono a un ambiente produttivo in cui la figura dell’imprenditore indipendente viene sostituita con quella di un impostore parassita, capace di prosperare solo grazie alle entrature politiche e ai privilegi di posizione che riesce a intercettare. Nel lungo periodo un simile sistema economico può sfociare solo nella guerra e nella conquista. Il punto finale non può che essere la tirannia, la morte e la distruzione.