Nel corso del Novecento numerosi intellettuali hanno rifiutato i principi del liberalismo e della democrazia e condiviso l’operato dei peggiori regimi totalitari. Perché l’hanno fatto? Com’è possibile che alcune delle migliori menti della cultura occidentale abbiano giustificato il fascismo, il nazionalsocialismo, il comunismo o la teocrazia islamica? Come hanno potuto accettare, e addirittura collaborare, con i sistemi più tirannici che la storia avesse mai conosciuto? Lo studioso americano Mark Lilla cerca di rispondere a queste inquietanti domande sottoponendo a un’accurata indagine il pensiero e le scelte politiche di sei grandi della cultura europea: Martin Heidegger, Carl Schmitt, Walter Benjamin, Alexandre Kojève, Michel Foucault e Jacques Derrida. La sua conclusione è che tutti questi intellettuali hanno chiuso gli occhi di fronte all’autoritarismo, alla violenza e al terrore, perché incapaci di dominare le proprie passioni politiche. Si sono quindi lasciati trascinare in una sfera, quella della politica, che mal comprendevano perché estranea ai loro studi specialistici. Hanno finito così con il prendere grossi abbagli, dando giudizi avventati e fuori dalla realtà.