La produzione di Foucault abbraccia una vastissima area del sapere, dalla storia sociale della scienza alla critica del potere, e trova il suo fulcro nel discorso definito archeologico, in cui si rivelano gli strati su cui oggi poggiano i moderni dispositivi politici (come le forze dell’ordine, i governi, la medicina psichiatrica, ecc.). In questo testo, tra i più citati e importanti dell’autore, Foucault indaga l’origine di ciò che noi conosciamo come prigione, approcciando il tema con lo spirito del filosofo che fa ricerca storiografica, consegnandoci non solo un saggio ancora fecondo di idee per il presente, ma anche un certo modo di fare filosofia intorno alle attuali forme di dominio. La pretesa di rinchiudere in prigione per correggere, avanzata dai codici moderni, costituisce secondo l’autore un nuovo insieme di procedure, messe a punto tra il XVI e il XIX secolo, per incasellare, controllare, misurare, addestrare gli individui, per renderli docili e utili nello stesso tempo: sorveglianza, esercizio, manovre, annotazioni, file, posti, classificazioni, esami, registrazioni. Si tratta di un sistema di dominio per assoggettare e disciplinare i corpi.