RICHARD PIPES – Proprietà e libertà (1999)

La parola “proprietà” evoca solitamente l’idea del possesso di specifici oggetti fisici, quali beni immobili, beni mobili, conti correnti, asset finanziari. Ma, ad un’analisi meno frettolosa, questo termine rimanda a concetti e a significati molto più profondi, che sono radicati nell’essenza stessa del pensiero occidentale. Almeno a partire dai secoli XVII e XVIII, tale nozione assume anche una portata più estesa, includendo tutto ciò “a cui un uomo può attribuire valore a avere diritto”, potendolo rivendicare come proprio, a partire dalla vita e dalla libertà. Mosso dalla convinzione che esista un’intima connessione tra le garanzie pubbliche dei legittimi titoli proprietari e l’esercizio dei diritti di libertà individuale, lo storico Richard Pipes cerca di dimostrare i fondamenti e le logiche di tale correlazione attraverso il ricorso a prove storiche e storiografiche. Tracciando un illuminante e istruttivo studio comparativo tra le vicende politico-istituzionali di Inghilterra e Russia, due paesi per certi versi agli antipodi, i quali riflettono due casi estremi nello spettro delle “intensità” di rilevazione dei fenomeni indagati, egli metterà in evidenza che se qualche forma di proprietà è anche ammissibile in assenza di libertà, l’assunto contrario è radicalmente inconcepibile.

‘La proprietà è una presenza costante nel tempo e nello spazio’

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