La Psicologia delle folle rappresenta probabilmente l’opera più influente sulla psicologia collettiva che sia mai stata scritta. Venne composta alla fine del XIX secolo dall’eclettico studioso francese Gustave Le Bon, il quale osservava con sgomento il declino dell’individualismo e l’irrompere sulla scena delle moltitudini, divenute le forze dominanti della società. Egli analizzò le folle descrivendone i caratteri irrazionali, distruttivi, impulsivi, mutevoli, irritabili, suggestionabili, intolleranti. L’individuo immerso in una folla in azione, secondo Le Bon, subiva una perdita delle sue facoltà consce a favore di quelle inconsce; si deresponsabilizzava, perdeva l’autocontrollo e regrediva a un primitivo stadio istintuale. La Psicologia delle folle ricevette l’attenzione di grandi psicologi e sociologi, come Freud, Jung, Sorel, Pareto, Schumpeter, Horkheimer, Adorno. Ebbe anche molti estimatori tra gli uomini politici e i dittatori, tra i quali Roosevelt, Hitler, Lenin, Clemenceau e soprattutto Mussolini, il quale dichiarò di aver letto numerose volte l’opera di Le Bon e di aver cercato di metterne in pratica gli insegnamenti.
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