Stefan Zweig è stato, a cavallo fra gli anni Venti e Trenta, il maggior esponente della letteratura mitteleuropea e uno degli autori più letti e tradotti al mondo. Nessuno scrittore è riuscito meglio di lui a raccontare il brusco passaggio dalla civile, pacifica e tollerante epoca della sua giovinezza, all’era dello Stato onnipotente che si è aperta nel 1914 con lo scoppio della prima guerra mondiale. Nato nella Grande Vienna di fine secolo in una benestante famiglia della borghesia ebraica, Zweig visse la fine del suo rassicurante mondo liberale come un trauma personale. Successivamente l’avvento al potere del nazismo in Germania, che bruciò e mise al bando le sue opere, sconvolse per la seconda volta la sua esistenza tutta dedicata all’arte e ai valori della cultura. Da scrittore popolarissimo divenne, da un giorno all’altro, un apolide in fuga dalle persecuzioni. Egli non resse a questa seconda perdita del suo mondo, alla scomparsa della sua vecchia e amata Europa e, dopo essere fuggito verso l’America, si suicidò in Brasile nel 1942. Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo, uscito postumo, non è solo un’autobiografia ma anche una riflessione sugli avvenimenti della storia europea della prima metà del Novecento. Leggere la sua testimonianza significa fare un viaggio nel tempo nell’Europa di un secolo fa, immergendosi nel suo spirito, nelle sue passioni, nella sua vita.
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